Stagione teatrale 2012-2013
Il programma 2012-2013 appare arricchito dalle iniziative volte a coinvolgere in modo diretto e diversificato l’attenzione degli appassionati. Oltre che da un cartellone ricco di titoli ed interpreti di assoluto spicco nel panorama nazionale, la stagione – che si apre con la serata di gala per la consegna del Premio Arlecchino d’Oro allo scultore Donato Sartori – prevede, infatti, fra l’altro una serie di proposte rivolte agli studenti mantovani e realizzate in collaborazione con il Provveditorato agli studi di Mantova: incontri con gli studenti e “Concorsi di scrittura critica”; il “Progetto Dostoevskij”, che comprende rappresentazioni teatrali, un ciclo di proiezioni cinematografiche ed una serie di conversazioni letterarie con nomi di grande prestigio; incontri con i protagonisti degli spettacoli, prima dell’inizio degli stessi; la seconda edizione del Concorso “I giovani e la Commedia dell’Arte”.
Fuori cartellone, viene inoltre presentata un’inedita e suggestiva rappresentazione dell’Orfeo di Claudio Monteverdi, diretta dal Maestro Hirofumi Yoshida. In un contesto, comune a tutto il mondo della cultura, di pesanti difficoltà che ormai costantemente accompagnano la nostra attività, i principi ispiratori delle scelte da noi effettuate risiedono nella convinzione che l’attenzione degli spettatori sia fortemente condizionata dall’adeguatezza delle proposte e che l’efficacia di una politica culturale sia strettamente correlata alla partecipazione di strati sempre più ampi della popolazione alla vita artistica e culturale medesima: svolgere attività teatrale deve significare non soltanto programmazione di spettacoli, ma anche l’individuazione di tempi e luoghi in cui trovarsi, confrontare le proprie idee, parlare, recitare, vedere, ascoltare e leggere.
Programma
Teatro Bibiena
I SEGRETI DI ARLECCHINO
incursione guidata nel mondo della Commedia dell’Arte, con Enrico Bonavera
I segreti di Arlecchino dopo dodici anni di vita, è diventato ormai un ‘cult’. Nato quasi per caso, con la volontà di presentare la Maschera e la Commedia in un modo non consueto, accostando scene tradizionali strutturate a una affabulazione a braccio’, si è trasformato a poco a poco in un affresco di alcune figure storiche della Commedia all’ Improvviso, attori che, ormai dimenticati, sono però stati le grandi ‘stars’ di quella gloriosa epopea del teatro. La presentazione di brani classici dei personaggi di Zanni, Pantalone, Dottore, Capitano, Arlecchino, si alterna ad aneddoti, brevi sketches, a momenti di racconto, improvvisazione, e ‘svelamento’ di alcuni ‘segreti’ dell’ arte dell’ attore in maschera. I segreti di Arlecchino ha, e continua ad avere, una circuitazione basata essenzialmente sul ‘passaparola’, e quindi trova vita nell ‘incontro e nell‘autentico gradimento del pubblico, con il quale l’attore ha spesso un rapporto diretto in scena. Con il solo ausilio di un baule e di una sedia come scenografia, e delle splendide maschere di Amleto e Donato Sartori, lo spettacolo può essere allestito in qualsiasi teatro con la massima agilità.
Teatro Ariston
KRAMER CONTRO KRAMER
di Avery Corman, con Daniele Pecci e Federica Di Martino, regia di Patrick Rossi Gastaldi
Adattamento del romanzo di Avery Corman, immortalato dal film di Robert Benton del 1979, con Dustin Hoffman e Meryl Streep vincitore di quattro premi Oscar. L’opera racconta le vicissitudini che fanno seguito alla separazione di una coppia e la crescita del bimbo di sei anni. Padre e figlio superano con qualche difficoltà la nuova situazione, poi si rifà viva la madre e l’affidamento del figlio finisce in tribunale. Comincia una battaglia legale che mette a dura prova la ex coppia. L’argomento fece molto scalpore ai suoi tempi quando l’emancipazione femminile era assai meno progredita di oggi, è rimasto di grande attualità, anche grazie alla finezza con cui l’autore lo svolge. La commedia imposta un avvincente dibattito in cui tutti si possono identificare e in cui, come nella vita, dire chi ha torto e chi ha ragione è molto azzardato.
Verona, Teatro Camploy
IL COMPLICE
di Friedrich Dürrenmatt, di e con Luca Passeri e Stefano Scherini
Teatro Ariston
DA KRAPP SENZA PAROLE
di Samuel Beckett, con Glauco Mauri e Roberto Sturno, regia di Glauco Mauri
Beckett, premio Nobel per la letteratura, è certamente un innovatore nella storia del Teatro. Con le sue opere ci ha mostrato un nuovo modo di interpretare il rapporto tra la vita e l’uomo: una visione grottesca che spesso sfocia in una disperata comicità. Vari momenti poetici ma lo stesso tema: l’uomo e la sua fatica del vivere.
Nello stupito, grottesco silenzio di Atto senza parole l’uomo beffato e ingannato dalla vita che sembra sempre soccorrerlo, ma poi sempre lo delude, trova la sua commovente dignità nel rifiuto e nella voluta solitudine. In questo breve atto si può chiaramente comprendere la visione beckettiana dello scontro tra l’uomo e la vita.
Ne L’ultimo nastro il vecchio Krapp ascolta una bobina che ha registrato tanti anni fa: la sera del suo 39º compleanno. Riaffiorano persone, visi ormai sbiaditi dal tempo, si riscoprono sentimenti…e tra questi una storia d’amore, “quando la felicità era forse ancora possibile”. Ma il giovane Krapp non l’aveva saputa afferrare la felicità! La bobina finisce e Krapp rimane disperatamente solo nel buio della sua “vecchia tana” piena di bobine che raccontano la storia della sua vita ma che finiranno sempre col rimanere vuote.
Ne Improvviso dell’Ohio, un uomo legge un libro ad un altro uomo per aiutarlo a sopportare il dolore di un’assenza dolorosa, la moglie morta? La moglie abbandonata? Ciò che il Lettore legge si riferisce alla vicenda dolorosa di chi ascolta. Non sono due persone ma è lo stesso uomo che, in un fantastico sdoppiamento, sembra con l’ascoltarsi cercare una speranza di sollievo al dolore. Respiro è un cumulo di macerie. Pochi secondi: è la vita. La vita che passa tra il primo vagito e l’ultimo respiro. Ma in quale mondo! Far capire al pubblico che non è Beckett difficile e complicato, ma difficile e complicata è la vita. La vita che Beckett pur nella sua angoscia, ha saputo raccontarci con una sotterranea ma struggente pietà. Questo vogliamo esprimere con il nostro spettacolo, questo è il nostro desiderio.
Teatro Ariston
SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE
di William Shakespeare, con Leo Gullotta, regia di Fabio Grossi
Siamo ad Atene, ma l’autore non ci spiega di quale Atene vuole trattare. Così raccontando in sintesi, potrò trovare tra le linee del ragionamento, colorati polimorfismi che animeranno logiche di sintesi con l’approssimazione dell’umano agire. Blocchi di vita che animeranno blocchi di materia, raccontando una storia,anche se pur tanto raccontata, mantiene sempre alto l’interesse dello spettatore. Permutando il detto “Sognare ad occhi aperti”, tutto il trascendente, e il luogo ad esso collegato, vivrà in maniera centripeta rispetto ad una fatata iride, la quale sarà lo spazio in cui partirà la magica partenogenesi. La fredda materia assumerà nei quadri riguardanti il mondo del fantastico, quel qualcosa che intrinsecamente appartiene alla Nostra Materia: quella radiazione di calore, di colore e di energia che fa proprio di questa la fantastica unicità cosmica che la contraddistingue. I fatti dell’umano han sempre quel qualcosa di magico, di misterioso, di fantasticamente colorato o triste, che da sempre ha intrigato nobili o semplici pensatori. La struttura drammaturgica si dipana su tre livelli ben precisi, tanto di far sì che possano vivere di luce propria o al contempo riflessa. La Corte rappresenterà il potere, i Comici la semplicità e la multietnicità del volgo, i Giovani l’Amore e la scoperta del sesso adolescenziale, e i Magici quel mondo fantastico che tanto intimorisce quanto affascina. L’imperscrutabilità dell’Animo verrà così trattato esaltandone la valenza, di volta in volta proposta attraverso i vizi, i pregi, le risse, le pacificazioni, i pianti e le risa dei Nostri protagonisti.
Teatro Ariston
IL DISCORSO DEL RE
di David Seidler, con Luca Barbareschi e Filippo Dini, regia di Luca Barbareschi
La commedia è ambientata in una Londra surreale, a cavallo tra gli anni 20 e 30, ed è centrata sulle vicende di Albert, secondogenito balbuziente del re Giorgio V. Si parte dai fatti storici per addentrarsi in un dramma personale, senza abbandonare mai la Storia, che non è statico sottofondo ma presenza imprescindibile di ogni istante della commedia al fianco dei protagonisti. Dal testo teatrale – una magnifica sceneggiatura di David Seidler che nella vita ha sofferto di balbuzie – è stato tratto un film di grande successo. Una commedia umana, sempre in perfetto equilibrio tra toni drammatici e leggerezze, ricca di ironia ma soffusa di malinconia, a tratti molto commovente ma capace anche di far ridere: non di risate grasse o prevedibili, ma risate che nascono dal cervello e si trasmettono al cuore. Così come le lacrime non nascono da un intento ricattatorio ma dall’empatia, da una condivisione sentimentale di difficoltà umane.
Teatro Ariston
COME TU MI VUOI
di Luigi Pirandello, con Lucrezia Lante Della Rovere, regia di Francesco Zecca
Pirandello scrisse il dramma Come tu mi vuoi alla fine degli anni ’20 dedicandolo all’attrice Marta Abba, sua musa, che gli ispirò il personaggio dell’Ignota, al centro di una vicenda ispirata a un celebre fatto di cronaca degli anni ’20, il ribaltamento al femminile del caso Canella-Bruneri. Incentrata sulla ricerca spasmodica dell’identità, tema caro allo scrittore, Come tu mi vuoi è una delle più riuscite opere di Pirandello, la sola opera teatrale di Pirandello ambientata, almeno parzialmente, fuori d’Italia: il primo atto si svolge nella Berlino dei cabaret tra le due guerre, il secondo atto nella provincia italiana colpita dalla guerra. Lucrezia Lante della Rovere è l’Ignota, femme fatale per necessità, figura emblematica dello scambio di identità. L’Ignota in un locale equivoco tedesco balla e intrattiene i clienti, ma in realtà è mantenuta da un ricco e vizioso scrittore che la soffoca con le sue ossessioni. L’occasione per sfuggire a lui e alle ambigue profferte della giovane figlia di costui, anch’essa innamorata di lei, si presenta quando uno sconosciuto italiano crede di riconoscere nell’Ignota la moglie di un suo amico, Lucia detta Cia, scomparsa dieci anni prima durante la Grande Guerra, quando le truppe austro-germaniche invasero il paesino friulano dove la coppia abitava. E’ così che l’Ignota nel suo tentativo di essere “come tu mi vuoi” prova a definire la propria identità mediante una sorta di processo familiare con grandi emozioni, non privo di colpi di scena, tra certezze e incertezze, tra volontà e opposizione. Scambio di identità, scambio di verità, scambio tra piani di lettura Come tu mi vuoi è uno spettacolo in continua evoluzione che sconvolge gli schemi dimostrando che anche di fronte a prove oggettive ognuno crede quello che desidera credere. La regia di Francesco Zecca si fonda sulla “ricerca delirante dell’autenticità” nascosta nella “memoria del sentire e non quella dei fatti” con una proposta scenografica di grande pregio e una scelta interpretativa vincente per ognuno dei personaggi: un vero e proprio omaggio a Pirandello.
Teatro Ariston
KARAMAZOV
liberamente tratto da “I fratelli Karamazov”
di Fëdor Dostoevskij, di e con César Brie, regia di César Brie
Karamazov è uno spettacolo di assoluta godibilità che mette in scena un Dostoevskij contemporaneo e intenso. L’allestimento è semplice, fatto di pochi elementi scenici ma dalla forte cifra suggestiva ed evocativa. La scena infatti è spoglia, pochi gli oggetti che la abitano: corde che delimitano gli spazi, vestiti appesi sulla scena, pupazzi di bambini e panche ai lati dietro cui sparire ed emergere. Nei personaggi dell’ultimo romanzo di Dostoevskij, completato qualche mese prima di morire, César Brie rintraccia tutti gli aspetti dell’animo umano – la passione e l’istinto, la ragione e il dubbio, la bontà e la purezza, il risentimento e la vendetta, la cattiveria, il sentimentalismo, l’egoismo e l’edonismo, la santità – e tematiche profonde come la delusione verso il mondo cattolico, i dogmi sulle idee del divino, la giustizia sociale e il fallimento dei miti della salvezza dell’uomo, tutti affrontati con estremo umorismo e delicatezza. Karamazov evidenzia l’aspetto più corale e polifonico del romanzo originale, riflettendo la tendenza di Dostoevskij di ambientare i momenti decisivi delle sue storie in luoghi pubblici, esposti sempre (come fanno gli attori in questo allestimento) alla derisione e al rifiuto. Uno spettacolo di assoluta godibilità che mette in scena un Dostoevskij contemporaneo, e che affronta i grandi temi dell’autore con una profonda intensità interpretativa.
Teatro Bibiena
ORFEO
di Claudio Monteverdi, direttore musicale M° Hirofumi Yoshida, regia di Corrado Travan
in collaborazione con Distretto Culturale “Le Regge dei Gonzaga” e Conservatorio “L. Campiani” di Mantova
Il dramm
Teatro Bibiena
LA NEVE FRADICIA
lettura-concerto da “Memorie del sottosuolo” di Fëdor Dostoevskij
con Marco Sgrosso
Sgrosso mette in scena il ritratto di un uomo sofferente, meschino,arreso all’assenza di speranza e alla celebrazione dellapropria disistima al punto da risultare grottesco e pietoso più che repellente. La neve fradicia è una lettura-concerto costellata di interrogativi volutamente lasciati aperti allo spettatore: il racconto di una crisi interiore che sfocia in una tenerezza ruvida e spinosa, e che apre uno spiraglio – strettissimo ma immenso – alla compassione, alla comprensione e alla solidarietà, di cui anche il nostro tempo sembra aver tanto bisogno…
Sgrosso ha voluto assecondare la musicalità interiore e il moto perpetuo dell’inesorabile flusso di parole di questa confessione, lavorando a braccio libero con un pianista sensibile come Andrea Agostini, pronto a cogliere le sfumature dei sentimenti e capace di fare del suo strumento non un accompagnamento di sottofondo, ma piuttosto un compagno con cui dialogare e improvvisare sulla linea di un sentire comune e di un comune divenire.
Nel calendario 2014-2015 sono inseriti anche questi appuntamenti:
Sala degli Stemmi di Palazzo Soardi
DOSTOEVSKIJ L’INTRAMONTABILE
appunti sulla vita e le opere a cura di Fausto Malcovati
Proiezione di film originali
in collaborazione con Mantova Film Commission e Circolo del Cinema
25 marzo 2013
Sala Norlenghi, C.so Vittorio Emanuele II
LE NOTTI BIANCHE
di Luchino Visconti
26 marzo 2013
Sala Norlenghi, C.so Vittorio Emanuele II
DELITTO E CASTIGO
di Aki Kaurismāki
4 aprile 2013
Sala Norlenghi, C.so Vittorio Emanuele II
L’IDIOTA
di Akira Kurosawa
5 aprile 2013
Sala Norlenghi, C.so Vittorio Emanuele II
I DEMONI DI SAN PIETROBURGO
di Giuliano Montaldo
11 aprile 2013
Teatro Bibiena
RASKOLNIKOV
di Robert Wiene, al pianoforte M° Riccardo Moretti
15 aprile 2013
Teatro Bibiena
IL GRANDE INQUISITORE
lectio magistralis di Massimo Cacciari, lettura del testo di Raffaele Latagliata
28 aprile 2013
Teatro Bibiena
Serata di Gala, con i finalisti della terza edizione del concorso
I GIOVANI E LA COMMEDIA DELL’ARTE
Il progetto nasce dall’esigenza della Fondazione di intraprendere un percorso di riscoperta e promozione presso il grande pubblico della spettacolarità del teatro rinascimentale e in particolare modo della Commedia dell’Arte, nell’ottica di ottemperare alle linee culturali e programmatiche per cui la Fondazione stessa è nata e per cui svolge una continua attività di ricerca e catalogazione di materiale storico inerente il teatro gonzaghesco. Nell’ottica di questa sua missione storico-filologica il concorso si arricchisce della collaborazione del Distretto Culturale Le Regge dei Gonzaga. La seconda edizione si svolge nella splendida cornice del teatro Bibiena.