Vespro della Beata Vergine


Vespro della Beata Vergine

di Claudio Monteverdi / Monteverdi Festival, 20 giugno 2022, basilica di Sant’Andrea di Mantova

Il Vespro della Beata Vergine di Claudio Monteverdi è un’opera monumentale composta per un grande coro e costruita sul mottetto di Nicolas Gombert “In illo tempore loquente Jesu”. Il concerto, scritto dal compositore per celebrare probabilmente l’Annunciazione o l’Assunzione della Beata Vergine Maria, e pubblicato a Venezia nel 1610 assieme alla messa a sei voci “In illo tempore”, unisce la musica sacra ad alcuni linguaggi tipici della musica profana in un lavoro pensato e dedicato alla funzione religiosa. Una delle caratteristiche del Vespro è la molteplicità delle forme compositive presenti: salmo, mottetto, inno, sonata, fino a giungere al Magnificat conclusivo, i quali si uniscono in una scrittura che dal canto piano del gregoriano diventa un “cantus firmus” dell’opera monteverdiana.

Dalla collaborazione tra Comune di Mantova, Fondazione Umberto Artioli Mantova Capitale Europea dello Spettacolo, Fondazione Teatro Amilcare Ponchielli, Comune di Cremona, e grazie alla sinergia con la Diocesi di Mantova Beni Culturali Ecclesiastici, nasce il concerto che porta il Vespro della Beata Vergine di Claudio Monteverdi in uno dei luoghi della più alta architettura di tutto il rinascimento.

Nell’anno delle celebrazioni Albertiane e nel 550° anniversario dalla posa della sua prima pietra, la Basilica di Sant’Andrea è la meravigliosa location di un grande concerto che celebra uno dei più grandi compositori di epoca rinascimentale e barocca, che visse tra Cremona, Mantova e Venezia, e che soggiornò presso la corte dei Gonzaga.

Il concerto si inserisce all’interno del Monteverdi Festival 2022 e vede il direttore Antonio Greco alla direzione dell’Orchestra e coro Monteverdi Festival – Cremona Antiqua, composto da 24 voci e 18 elementi.


Il Vespro della Beata Vergine di Claudio Monteverdi può essere annoverato tra le pietre miliari della musica occidentale: punto di arrivo della lunga e onorata tradizione polifonica sacra rinascimentale e di partenza per il nuovo stile concertato a fondamento dei grandi capolavori dei secoli a venire.

L’esperienza spirituale della comunità si ritrova nei vasti momenti d’insieme, che si alternano ad episodi più raccolti, in cui singoli solisti o piccoli gruppi emergono dal coro come colori di un grande mosaico, mantenendo con esso un’intima corrispondenza.

Le mirabili geometrie variabili narrate nella partitura riescono ad uscire dalla carta, estendendosi nello spazio e donando profondità all’evento musicale: la pratica della divisione del coro in due compagini separate, originaria dei compositori operanti a Venezia e nota come “cori spezzati”, con il suo effetto stereofonico permette al pubblico di percepirsi realmente partecipe di quest’evento, oltreché nello spirito anche nel corpo al centro del suono.

La dimensione creativa di un’esperienza umana di condivisione così intensa, tra compositore, esecutori e pubblico crea un ponte tra i tempi, un hic et nunc vivo e  delimitato, ma che ha come orizzonte l’eterno. La  particolare convergenza geografica tra la provenienza del gruppo Cremona Antiqua, l’opera del Divin Claudio, nato e cresciuto nella stessa Cremona, e la città di Mantova in cui egli lavorò, non può che tingere ancor più brillantemente questo riannodato fil rouge.